COMUNICATO Acqua, servizi pubblici, reti gas: si privatizza contro il referendum e la Costituzione. Le motivazioni giuridiche per opporsi Si sta discutendo in Commissione Industria e Commercio del Senato il disegno di legge sulla concorrenza e il mercato, un adempimento annuale ordinario che però è stato trasformato dal governo in un intervento straordinario sui servizi pubblici locali e, in particolare, sull’acqua. Il DDL prevede la privatizzazione sistematica dei servizi di acqua potabile, trasporti e rifiuti; dichiara apertamente il suo sfavore per le gestioni pubbliche, di per sé “sospette” e, per questo, assoggettate a un regime asfissiante di controlli in merito all’efficienza e all’economicità; infine, intende apertamente assicurare il passaggio di mano dai Comuni ai privati. Questo impulso alla privatizzazione ha origini “storiche” nella famosa lettera riservata che lo stesso Draghi, unitamente a Trichet, presidente uscente della BCE, inviò al governo Berlusconi nell’agosto del 2011, chiedendo la “piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali”, oggi inserita nel DDL. Ma il DDL presenta molti aspetti critici. Primo fra tutti, la macroscopica violazione dell’esito dei referendum del 2011: le norme oggi riproposte non sono che la riedizione di quelle abrogate in via referendaria. Il contrasto con la volontà espressa dagli elettori non solo risalta dal punto di vista politico per il suo aspetto antidemocratico, ma prospetta anche la violazione di principi costituzionali, già rilevati dalla Consulta in una precedente occasione. Tutto questo nel silenzio generale. Il disegno di legge assomma in sé aspetti di illegittimità che sono stati esaminati e illustrati in un ampio articolo di Marco Manunta, ex magistrato e fra gli estensori della proposta di legge di iniziativa popolare sulla gestione pubblica dei servizi idrici, e pubblicato su Questione Giustizia. Aspetti che qui riassumiamo per punti: - ripropone un modello liberista già bocciato dalla crisi finanziaria del 2008;
- calpesta platealmente la volontà espressa dai cittadini in sede referendaria;
- viola il divieto costituzionale di riproporre norme abrogate in via referendaria;
- prevede una disciplina che non è affatto coerente con i principi dell’Unione europea;
- delinea misure, quale quella della premialità delle aggregazioni, che violano il divieto degli aiuti di Stato;
- privilegia e, anzi, impone la generalizzazione della gestione privata a scapito dei diritti universali di accesso a servizi pubblici essenziali;
- prevede addirittura la cessione ai privati di beni demaniali e di infrastrutture strategiche quali le reti di distribuzione degli acquedotti e del gas.
In una democrazia e, in particolare, nel nostro ordinamento, conclude Manunta, ci si aspetterebbe che: - il Parlamento bloccasse l’iniziativa del governo, quanto meno stralciando gli articoli 4 (vendita reti del gas) e 6 (privatizzazione dei servizi locali);
- in seconda battuta, il Presidente della Repubblica si valesse della facoltà di rinvio alle Camere per il riesame, attesa l’evidente incostituzionalità delle norme in violazione dell’esito dei referendum;
- in assenza dei precedenti interventi, le Regioni impugnassero nuovamente il provvedimento innanzi alla Corte costituzionale.
Insomma, i filtri efficaci esistono e dovrebbero impedire il ripetersi di una vicenda legislativa poco edificante. Se, però, così non fosse, non resterebbe ai cittadini che riproporre il referendum. Per approfondire: https://www.questionegiustizia.it/articolo/il-d-d-l-2021-sulla-concorrenza-una-privatizzazione-annunciata Riportiamo qui il link al video su youtube in cui Manunta descrive l'ambito di applicazione e le criticità del "DDL concorrenza", nonché i pericoli conseguenti alla sua approvazione per un bene pubblico essenziale come l'acqua. Il video è pubblicato sul canale ufficiale di Magistratura Democratica. Vedi libri di Marco Manunta, collana Ydor MC Editrice
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