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Libri del mese

 

Sentieri himalayani

Sette racconti di viaggio ed altrettanti itinerari in una delle regioni più suggestive e sacre del pianeta, con una guida d’eccezione come Jacques Vigne. Medico psichiatra, ricercatore, maestro di meditazione, per la prima volta, e per il pubblico italiano, raccoglie in un libro le sue esperienze di viaggiatore e di guida sui sentieri himalayani.

 

Una gioia di nonsense

Perché abbiamo bisogno del comico e dell’assurdo? Da dove viene l’interesse per una forma poetica così poco convenzionale come il nonsense? Andare oltre il pensiero razionale, accogliere il senso nudo dell’esistenza ha un effetto liberatorio, salvifico, persino gioioso.


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Disarmarsi. La responsabilità della pace PDF Print E-mail
Written by MC Editore   
Wednesday, 18 September 2024 08:44

21 settembre, Giornata internazionale della Pace

Come ben sappiamo, siamo di fronte a due devastanti conflitti (oltre a tutti quelli che stanno affliggendo ampi territori della Terra), in grado di portarci a breve a una guerra mondiale. Una catastrofe che si prospetta per tutti e per tutti noi. E occorre ricordare che proprio dall’Europa sono partite le due guerre mondiali: noi europei abbiamo anche questa responsabilita storica.

Ogni uomo ha il diritto alla pace perché ne ha anche il dovere, scriveva Raimon Panikkar. Il cammino verso la pace consiste nel decidere di intraprenderlo e, per ripetere ancora una volta le parole di Tich Nath Han, “non c’e un cammino per la pace, la pace e la via”. Il che significa non fare della pace un obbiettivo da raggiungere ma lo strumento delle nostre azioni. E per agire con consapevolezza occorre informarsi, non smettere di cercare e adoperarsi per una buona diffusione delle informazioni.

A seguire indichiamo dati giuridici ed economici che in questo senso ci riguardano.

La legge sul commercio e il transito delle armi

Nel Comunicato di MC e dell’Associazione Movimenti Cambiamenti del febbraio 2024, diffuso all’indomani dell’approvazione in Senato, abbiamo gia denunciato le pericolose conseguenze del progetto di modifica della L. 185/1990 sul traffico di armi (esportazione, importazione e transito). Le modifiche sono sostanziali e tutte dirette a favorire l’esportazione di armamenti, riducendo vincoli e controlli democratici, in pieno contrasto con l’art.11 della Costituzione.

Nel gennaio 2021 il secondo governo Conte aveva revocato varie autorizzazioni all’esportazione di missili e bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (coinvolti nella guerra in corso nello Yemen). Ma il 17 aprile 2023 il governo Meloni ha cancellato il divieto di esportazione. Per scongiurare il ripetersi del “pericoloso” precedente e, comunque, per agevolare il traffico di armi l’attuale governo nel Disegno di legge ha previsto che, in presenza di un divieto di esportazione di armi posto/proposto dall'Unita per le autorizzazioni dei materiali d'armamento (UAMA), il Comitato Interministeriale per gli Scambi di Materiali di Armamento per la Difesa (CISD, presieduto dal Presidente del Consiglio), possa insindacabilmente rigettare il divieto, purché eserciti tale facoltà entro quindici giorni. 

Il rifiuto governativo prevarrebbe sui provvedimenti di altri uffici senza necessità di informare e/o sentire il Parlamento. Il tutto, quindi, una volta approvata la riforma, avverrebbe al di fuori di ogni trasparenza e tenendo completamente all’oscuro i cittadini

Fino a oggi la trasparenza e il controllo democratico sul commercio e il transito di armi, oltre che sui divieti all’esportazione verso paesi belligeranti - divieto esteso alle esportazioni verso paesi i cui governi erano e sono responsabili di accertate violazioni dei diritti umani (articolo 1.6 D) o “quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali”- era ed e incentrato sulla relazione annuale che il Governo deve presentare al Parlamento entro il 31 marzo e che deve contenere “indicazioni analitiche - per tipi, quantità e valori monetari - degli oggetti concernenti le operazioni”; deve, inoltre, essere riportata “la lista dei paesi indicati nelle autorizzazioni definitive, l'elenco delle revoche delle autorizzazioni stesse per violazione della clausola di destinazione finale e dei divieti”. 

Non risulta sia stato accolto l’emendamento, proposto dalla stessa relatrice Stefania Craxi al Senato, che prevede la cancellazione dalla relazione al Parlamento dell’elenco delle banche finanziatrici degli armamenti. L’emendamento avrebbe reso impossibile conoscere quali banche speculano sulle armi e sulle guerre. Vedremo se non verrà riproposto alla Camera.


Nessuna conversione dell’industria bellica

E’ passata, in sordina, la cancellazione di ogni ipotesi di conversione dell’industria militare in civile: il DDL approvato dal Senato prevede, infatti, l’abrogazione dell’intero articolo 8 che affida all’Ufficio, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il compito di studiare la conversione a scopi civili delle aziende di produzione di armamenti, in particolare, individuando la possibile “utilizzazione per usi non militari […] ai fini di tutela dell'ambiente, protezione civile, sanita, agricoltura, scientifici e di ricerca, energetici, nonché di altre applicazioni nel campo civile”. 

La cancellazione manifesta in modo palese che l’intento di questo governo e ben lontano da qualunque prospettiva pacifica e che invece e rivolto ad agevolare in ogni modo la proliferazione delle armi e del loro commercio

I dati parlano: Leonardo Spa, ex Finmeccanica (e ora con partecipazione dello Stato ridotta al 30% in seguito a un processo di privatizzazione iniziato nel 1992 sotto il governo Ciampi e Draghi alla direzione del Tesoro), diventata holding nel settore aerospaziale e difesa, prima nell’Unione Europea per grandezza, in pochi anni, e passata da multinazionale attiva sia nel settore civile (45% del fatturato) sia in quello militare, a una società sostanzialmente mono-produttiva militare (70% del fatturato).

Traffico di armi dall’Italia

Il record di fatturato e di traffico di armi è stato possibile anche senza le modifiche alla L. 185, presentate dal governo come necessarie “al fine di rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”. Sul sito della Camera, il testo risulta tuttora all’esame delle Commissioni, a quasi un anno e mezzo dall’approvazione del Senato. Come mai? Evidentemente non si sente nemmeno la necessita di seguire l’iter parlamentare che, in ogni caso, comporterebbe quantomeno il fatto di rendere pubblico il contenuto della legge. Come si è visto, anche senza quelle modifiche normative, produzione, esportazione e commercio degli armamenti hanno avuto incrementi vertiginosi e incontrollati

Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina (24 febbraio 2022), Leonardo ha guadagnato in borsa il 206%! Leonardo spa ha continuato a stringere accordi con l’industria militare israeliana. Indicativi i dati riportati da Pagine Esteri su quanto ha fatturato con i cannoni utilizzati dalle unita della Marina militare israeliana: quattrocentoquaranta milioni di dollari, uno dei maggiori affari mai realizzati dalla holding nello scacchiere di guerra mediorientale. Gli strumenti di morte in questione sono i cannoni navali 76/62 Super Rapido MF, in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto, prodotti negli stabilimenti della controllata OTO Melara di La Spezia, andati ad armare le nuove corvette della classe “Sa’ar 6” realizzate dalla societa tedesca ThyssenKrupp Marine Systems e impiegate, secondo alcune dichiarazioni rilasciate dai militari israeliani, in questo periodo da Israele per attaccare via mare la Striscia di Gaza

Occorre ricordare in proposito l’adesione dell’Italia nel 2014 al “Trattato internazionale sul commercio di armi” (Arms Trade Treaty), in cui si stabilisce non solo il divieto ad esportare materiali militari a Paesi sottoposti a misure di embargo internazionale (art. 6), ma anche di valutare se le armi convenzionali o gli oggetti militari “possono contribuire a minacciare la pace e la sicurezza; possono essere utilizzati per commettere o agevolare una grave violazione del diritto internazionale umanitario e commettere o agevolare una grave violazione del diritto internazionale dei diritti umani”. E “se dopo aver condotto tale valutazione e aver esaminato eventuali misure di mitigazione, lo Stato Parte esportatore ritiene che vi sia un forte rischio di ricadere in una delle conseguenze negative previste, lo Stato Parte esportatore non autorizzera l’esportazione” (art. 7).

E ancora: Leonardo produce i componenti dei missili Storm Shadow che il governo di Londra potrebbe inviare a Kiev per colpire il territorio russo, portandoci direttamente in guerra con Mosca.

Nuove opportunità per le armi. Il Report di Draghi

L’industria delle armi trova sempre più spazi per allargarsi e anche importanti sponsor. Nel rapporto sulla competitivita dell’Unione Europea firmato da Mario Draghi e che guiderà le decisioni della commissione sotto la presidenza di Ursula von der Leyen si parla di togliere ogni limitazione all’accesso ai finanziamenti europei all’industria militare. Si forniscono poi “raccomandazioni” alla Commissione Ue anche in termini di governance per rafforzare il settore, tra le quali quella di costituire un’Autorità per l’industria della difesa, gestita dalla Commissione Ue e seguendo indicazioni di «gruppi settoriali specifici composti da rappresentanti dell’industria e degli Stati membri».

Del resto, lo scorso novembre L’Agenzia europea per la difesa (Eda), ente intergovernativo che mette insieme i ministri della Difesa del Consiglio europeo, ha chiesto al settore finanziario europeo di mobilitarsi per sostenere le imprese che producono armamenti.

Fondi “sostenibili” investono nell’industria bellica

E il settore finanziario non ha esitato a rispondere, sollecitato dalle enormi opportunità di profitto che si sono aperte. Ma - attenzione - a investire in titoli di aziende produttrici di armi ci sono anche i fondi europei cosiddetti etici e sostenibili in quanto applicano criteri Esg, cioè valutano l’impatto dei loro investimenti su ambiente (enviroment), societa (social) e gestione aziendale (governance). I dati vengono da un’indagine della piattaforma di analisi finanziaria Morningstar Direct per conto del Financial Times: nel primo trimestre del 2022, cioè all’inizio dell’invasione russa, i principali fondi Esg attivi in Europa e Regno Unito avevano un’esposizione di 3,2 miliardi di euro verso il settore della difesa; oggi, gli investimenti dei fondi Esg su aziende che producono armi sono più che raddoppiati, arrivando a 7,7 miliardi di euro. I fondi Esg con una quota di azioni del settore aerospazio-difesa che supera il 5% del totale del portafoglio sono triplicati in due anni, da 22 a 66. Inoltre, alcuni fondi “sostenibili” di Bnp Paribas o di Amundi hanno più del 10% del loro portafoglio investito sul settore aerospazio-difesa. Sono dati che è necessario conoscere e tenere sotto osservazione anche quando si investono piccoli risparmi.

Per fortuna, nel mondo della finanza etica, c’è chi non si vuole allineare, come riporta il quotidiano Avvenire del 5 settembre scorso, riferendosi a Etica Sgr, la società di gestione del risparmio del Gruppo Banca Etica: «In qualità di investitore responsabile - dichiara al quotidiano il presidente, Marco Carlizzi – consideriamo estremamente preoccupante la crescita degli investimenti in società del settore degli armamenti all'interno di fondi Esg (…) Per questo motivo, adottiamo da sempre un approccio rigoroso che esclude dai nostri fondi l'investimento nel settore della difesa, andando oltre la semplice esclusione di armi proibite da accordi internazionali, come le bombe a grappolo o le mine antiuomo».

Infine, sempre sul piano finanziario, un dato da considerare: il 3 settembre Leonardo perde in borsa il 7,2% in un giorno malgrado l'arrivo di nuove importanti commesse. E cadono anche i titoli di altre aziende internazionali produttrici di armi. Il motivo? in Germania nelle elezioni vincono quelli che si oppongono al trasferimento di armi all’Ucraina e questo potrebbe portare anche i socialdemocratici del cancelliere Scholtz a essere più prudenti. E inoltre, in quegli stessi giorni si stava prospettando una reale possibilità che Israele e Hamas arrivassero a un cessate il fuoco. 
Last Updated on Wednesday, 18 September 2024 10:20
 
Quali diritti? Come parlarne a scuola e alle generazioni più giovani PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Tuesday, 18 June 2024 16:31

Di seguito l'abstract dell'articolo di Michela Bianchi, pubblicato sulla rivista Questione Giustizia, e scritto con l'intento di intranprendere un percorso di riflessione collettiva per continuare e rinnovare il progetto "Diritti In Gioco".

Come riflettere insieme ai più giovani sul significato di diritto umano? Cosa viene incluso e cosa di fatto si esclude osservandolo alla luce dell’esperienza concreta? Nel libro-laboratorio Diritti in gioco (2004) avevamo affrontato il tema in un lavoro collettivo attraverso un cambio del punto di vista, ovvero, partire dalla vita reale e quindi dai bisogni, e verificare se e in che modo erano stati accolti e considerati nell’ambito del diritto. La scelta è stata quella di considerare alcuni beni comuni fondamentali: acqua, terra, cibo, sapere, salute, uguaglianza, pace. Il libro, molto utilizzato nelle scuole, oggi necessita di una ristampa e i cambiamenti in atto (sul piano geopolitico, economico, climatico, le nuove forme di sfruttamento, le guerre continue, le sistematiche violazioni dei diritti - e del diritto internazionale in particolare - che rimangono impunite se non addirittura avallate) richiedono una rinnovata riflessione. Accenniamo qui ad alcune questioni che andrebbero considerate e affrontate: una proposta, nell’intento di svilupparle attraverso un percorso ancora una volta collettivo.

di Michela Bianchi

https://www.questionegiustizia.it/articolo/scuola-diritti

 

Last Updated on Tuesday, 18 June 2024 16:45
 
ALLEVIARE IL DOLORE E LA SOFFERENZA di Jacques Vigne PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Monday, 06 May 2024 19:02

E' DISPONIBILE IL NUOVO LIBRO di Jacques Vigne

ALLEVIARE IL DOLORE E LA SOFFERENZA

Pratiche meditative, autoterapia e neuroscienze

Il dolore può essere considerato un richiamo: è una tigre che si impara a cavalcare. La sofferenza viene generalmente vissuta con un senso di frustrazione, come se impedisse ogni possibilità di benessere. Eppure, quando prendiamo il coraggio di andare al cuore di questo male che tanto ci spaventa, possiamo ritrovare stabilità e serenità.
“Rivoltare” il dolore, superare la sofferenza e trasformarla in opportunità: è quanto l’autore, medico psichiatra, propone in questo libro attraverso un percorso articolato, originale e di pratiche concrete, in continuo collegamento con la ricerca scientifica e le neuroscienze.

Leggi la scheda

 

Last Updated on Thursday, 09 May 2024 12:26
 
Alla Biblioteca Sormani Donne del Novecento, il libro e la mostra PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Monday, 19 February 2024 00:00

Siamo lieti di invitarvi il 5 marzo alla Sala del Grechetto di Biblioteca Sormani per la presentazione del libro Donne del Novecento e l'inaugurazione della mostra dei ritratti di Agostino Carabelli.

Per l'occasione saranno esposti i disegni originali pubblicati nel libro nello spazio antistante la sala del Grechetto.

La mostra a scaffale aperto a piano terra sarà ospitata fino al 6 aprile.

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Puoi richiedere il libro scrivendo via email all'indirizzo This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it .

 

 


 

 
Donne straordinarie in 88 ritratti d'artista PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Tuesday, 17 October 2023 18:57

Abbiamo il piacere di annunciarvi l'uscita del nuovo libro Donne del Novecento, di Agostino Carabelli.

 …per Agostino, osservare, leggere i volti e le cose, ascoltare e immediatamente mettere su carta, disegnare, era un’urgenza, una necessità.
Moltissimi i lavori dell’ultimo periodo ma quello dei ritratti di donne era diventato per lui più importante degli altri, con un coinvolgimento e un entusiasmo che non si esaurivano: decine di volti, decine di storie si accumulavano sulla scrivania e sembrava non fossero mai abbastanza. Agostino ha incontrato il loro sguardo, si è fatto coinvolgere dalle loro vite con l’appassionata attenzione ai dettagli che sono diventati segno e colore.
Il progetto era farne un libro (e non solo) che insieme avevamo in mente da tempo, che insieme non abbiamo potuto realizzare ma che ora ho voluto pubblicare.

dalla Introduzione di Michela Bianchi

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Il libro è disponibile subito. Puoi richiederlo scrivendo via email all'indirizzo This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it .

 

 


 

Last Updated on Monday, 06 May 2024 19:02
 
Jacques Vigne torna in Italia PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Friday, 07 April 2023 09:38
Jacques Vigne torna in Italia in maggio.

Con piacere vi segnaliamo l’incontro di due giorni organizzato da Associazione Movimenti Cambiamenti e MC Editrice

 

Il momento della cura per sé e per gli altri

Seminario condotto da Jacques Vigne - 13 e 14 maggio 2023

presso Cascina Vitale - Associazione Movimenti Cambiamenti

 

In questo periodo la cura è diventata indispensabile. Occorre riscoprirla, promuoverla e sostenerla come strada da percorrere per avere la forza di superare le ondate di negatività, sfiducia e rassegnazione in cui spesso siamo trascinati.

Durante le due giornate di seminario (13 e 14 maggio) Jacques Vigne ci guiderà in questo percorso (approfondendo alcuni temi a partire, in particolare, dal libro Neurobiologia della Meditazione):

  • Come, attraverso la cura e l'esercizio continuo dell'attenzione è possibile superare il dolore; uscire dalla solitudine, superare le negatività che produciamo e che ci vengono dall'ambiente esterno. Come trasformare le avversità in occasioni di progresso e crescita spirituale.

  • La cura come via della pace interiore e di cambiamento, la possibilità quindi di trasmetterla agli altri, al mondo.

  • Comprendere come la cura di sé è necessariamente collegata a quella verso gli altri e il suo esercizio restituisce fiducia e anche gioia.

In ognuno dei due giorni Jacques Vigne ci accompagnerà in una camminata meditativa negli ampi spazi lungo i campi e il torrente. Questa "esplorazione" sarà preceduta da una brevissima introduzione su questo particolare territorio che permetta di comprendere meglio il luogo e di stabilire dei collegamenti tra "il dentro e il fuori". E anche di scoprire le possibilità di un'azione concreta, ognuno a suo modo e secondo le sue inclinazioni.

Jacques Vigne è medico psichiatra francese, ha vissuto per oltre 25 anni in India, ricercatore e maestro di meditazione, è autore di importanti saggi che stabiliscono un ponte fra scienza (neuroscienza) e medicina occidentale e filosofie indiane e orientali. I suoi numerosi libri, tradotti in svariati paesi, sono contraddistinti da un approccio sempre rigoroso e da una vasta documentazione di supporto e nel contempo sono frutto di ricerche ed esperienze sul campo. Da qui la loro diffusione tra un vasto pubblico.


Info

E’ possibile partecipare anche a una sola giornata e anche andare e tornare nei due giorni, data la vicinanza con Milano (Località Pontecurone, a 10 minuti dal casello A7 Castelnuovo Scrivia, circa 40 minuti da Milano). Chi sceglie il treno può avvertire e daremo indicazioni.


Chi volesse pernottare può rivolgersi all’agriturismo La Mirabella (339 3322940 - www.lamirabella.it), la struttura ricettiva più vicina o cercare alloggio in altre località in zona come Tortona.

Il luogo: la cascina Vitale (anticamente Vigà), ai piedi delle colline, vicino ad un importante punto di guado del Curone, si trova in una località abitata fin dalla preistoria; reperti archeologici rinvenuti in scavi recenti indicano contatti con popolazioni celtiche, liguri ed etrusche.

Da vedere negli immediati dintorni: il paese di Volpedo con lo studio di Giuseppe Pellizza e la Pieve romanica di San Pietro; la Pieve romanica Santa Maria a Viguzzolo; la Pinacoteca di Tortona dedicata al Divisionismo.

Per INFORMAZIONI su costi e prenotazioni: This e-mail address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it

Per motivi organizzativi occorre prenotare entro il 23 aprile.

 

Last Updated on Thursday, 20 April 2023 10:23
 
PDB, il pensiero poetico PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Thursday, 01 December 2022 17:31

PDB, il pensiero poetico

 

di Michela Bianchi

 

 

È possibile che poche righe di poesia centrino il senso delle cose più di un trattato, a volte con la nettezza di un lampo, e ci diano occhi per vedere oltre i veli della quotidianità.

Se l'intelletto è continuamente affamato di nozioni e opinioni concluse, la mente può girare libera, osservando senza ansia di scopo la realtà. E ciò avviene partecipando della natura stessa delle cose, non tirandosene fuori, tentando di misurarle, catalogarle e, in definitiva, di dominarle. Ho usato l’espressione “comunicare attraverso la relazione poetica” per sottolineare due aspetti assolutamente intrecciati del pensiero poetico di Paolo, quello della comunicazione e della relazione ovvero della sua continua aspirazione a una condivisione. Condividere la conoscenza e le conoscenze attraverso la semplicità poetica perché se la poesia può ripristinare spazi di verità e bellezza, occorre che questi vengano condivisi. Conoscere e comunicare attraverso la relazione poetica, che è poi una relazione appassionata con quanto avviene e diviene, cogliere in ogni frammento il germe e il senso della totalità, che è appunto un senso poetico: è questo l’approccio che ha segnato il vasto lavoro di Paolo De Benedetti. Intendo riferirmi a tutto il suo lavoro, di studioso, docente, scrittore e non solo alla sua, seppur significativa, produzione poetica.

Michael D. Higgins, poeta e presidente dell’Irlanda (oltre che amante degli animali come PdB), ha recentemente affermato che la poesia è un atto politico proprio per la sua capacità di condivisione.

Ogni atteggiamento di apertura ha i suoi rischi, ma PdB non ha paura di perdersi, di abbandonare le certezze, di - per usare le sue stesse parole - “cadere nel gioco di Dio”. Anzi ci fa presente che il Dio biblico è un Dio in movimento, richiamando le stanghe dell’arca… E in proposito voglio ricordare il modo (poetico) con cui lo spiega.

Scrive PdB: “mentre da molti cristiani il dubbio è considerato un male da evitare o, almeno, da allontanare prima possibile, nell'ebraismo esso è considerato una cosa molto buona e necessaria; in un certo senso, è l'elemento che mantiene viva la Torà”; e riporta il passo di Deut. 30, 11-14: Questa legge che oggi io ti do non è in cielo... non è al di là del mare... ma è molto vicina a te, sulla tua bocca e nel tuo cuore. “Quindi”, spiega Paolo, “te l'ho data e ora cammina, tu e la Torà insieme. Emmanuel Lévinas ha illustrato questo concetto con un'immagine bellissima. Nell'Esodo ci sono istruzioni sul modo di fabbricare il santuario e così pure l'arca: essa deve avere quattro anelli d'oro in cui devono essere infilare quattro stanghe di acacia rivestite d'oro che, dice il testo, "non saranno mai tolte" (Es 25,10-16). Quando poi Salomone costruisce il tempio e colloca l'arca dentro il Santo dei Santi, le stanghe risultano più lunghe del luogo che doveva accoglierle, eppure non vengono tolte. Ebbene, di questo fatto Lévinas dà un'interpretazione, direi, midrashica: "Le stanghe non vengono tolte perché la Torà è sempre pronta al movimento, deve essere sempre in grado di camminare con il popolo".

E ancora, nel libro “Ciò che tarda avverrà”, si legge: “la Scrittura vuole che noi ci diamo da fare, non è un vassoio con sopra le cose già pronte…” Il che vuol dire, tra l’altro: diffidiamo da chi ci fa trovare la tavola apparecchiata, da chi propone pensieri conclusi o conclusivi, da chi ci tiene tranquillamente seduti al nostro posto, e non rischia terreni sconosciuti. PdB ci insegna ad accogliere l’imprevedibile che è nel mondo, ad affidarci alla vita, al gioco della vita. Il che porta con sé anche la capacità di non prendersi troppo sul serio come ci insegnano, con gran divertimento, i suoi componimenti nonsense. C’è un buon senso nel nonsense di cui abbiamo bisogno per assaporare l’essenza delle cose. Come ho scritto in una nota di introduzione al libro “Una gioia di nonsense” in cui si raccolgono diversi componimenti di Paolo (in forma di limerick e incarrighiane), il nonsense è fuori dal mondo dei concetti: i concetti hanno lo scopo (faticoso) di persuadere mentre il nonsense non esprime opinioni (e quindi, in questo ambito, non esiste un’opinione che prevale sull’altra); non obbedisce a un sistema ma ha una funzione liberatoria, agisce senza voler agire, modificando la coscienza, lo stato d’animo. Rappresenta un buon antidoto al dogmatismo.

 

Rileggiamo, sempre seguendo questo filo sottile, l’inizio dell’introduzione di Paolo al libro “Sento rido soffro e ti guardo” sulla relazione uomo-animale: “Tutti i lettori della Bibbia sanno che Dio creò l’essere umano, uomo e donna per ultimi, dopo aver creato astri, piante, animali. Ma, se mi è concessa qualche libertà esegetica, io oserei immaginare che Dio abbia cominciato (il primo giorno) creando l’uomo, a abbia poi creato piante e animali per consolarsi del cattivo esito di Adamo ed Eva”. E conclude: “e tu, o lettore, non dimenticare che Dio non mostrò il suo volto a Mosè, ma all’asina di Balaam, e che quando Ulisse giunse finalmente a Itaca, il suo cane Argo, come lo senti vicino, “mosse la coda, abbassò le due orecchie” e morì. Presentando le poesie dedicate ai gatti pubblicate nel libro “Gatti in cielo” scriveva:Se ciò che ha avuto vita e sentimento (certo! sentimento nelle più varie forme) fosse dimenticato nella resurrezione finale, l’opera di Dio sarebbe un fallimento. Ma disse Paolo vi: “Gli animali sono la parte più piccola della creazione divina, ma noi un giorno la rivedremo nel mistero di Cristo”. Sono la parte più piccola perché non hanno la sete umana di essere grandi, perché non rivendicano il loro diritto a essere riconosciuti opera di Dio (il quale, quando li creò, disse che erano “cosa buona” e li benedisse, mentre quando creò l’uomo non disse che era “cosa buona”)”.

 

Le poesie di un giovanissimo Paolo De Benedetti (meno che ventenne) sono state pubblicate nel 1948 in un’antologia dal titolo Luci Vaganti edita da Arethusa, coraggiosa casa editrice che inizia la sua attività tre anni prima, nel 1945, tra le macerie della guerra. La scelta dei poeti fu affidata a Sara Treves, donna e docente straordinaria; una scelta che, oltre al valore letterario, conteneva un chiaro significato politico, di impegno civile e antifascista. I componimenti di Paolo sono stati ripubblicati recentemente nel libro “Cantano tutti i ricordi” che sceglie come titolo un verso di PdB proveniente da una delle prime poesie di questa raccolta: Elegia. Mi ha colpito subito questo verbo: “cantano” che sembra dare la connotazione a gran parte dei componimenti. E del resto compare declinato in diverse poesie. I ricordi, i sentimenti, le impressioni anche i più dolorosi riescono a diventare canto. E quindi ad arrivare fino a noi, a vibrare. E ad arrivare puri, purificati.

Al titolo, abbiamo scelto insieme con Maria De Benedetti di aggiungere il sottotitolo: “nulla può fare ch’io non sogni”. Viene sempre da una poesia della raccolta che si intitola Pulvis es. E secondo me porta un altro elemento, una sorta di cornice che tiene insieme il divenire dei versi e dei giorni ricordati: la stabilità dell’anima che, appunto, continua a sognare in quella “fluviale serenità che senza tempo è uguale”. I ricordi cantano sono vivi, pungenti, dolorosi e poi il poeta sogna, continua a sognare, purificando la sofferenza del giorno, ritrovando e offrendo al lettore una nuova innocenza. E qui si rivela il senso poetico di Paolo, già ben presente in età giovanile per diventare la forza gentile di tutto il suo pensiero.

Last Updated on Thursday, 01 December 2022 19:10
 
COMUNICATO di MC e dell’Associazione Movimenti Cambiamenti PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Sunday, 18 February 2024 18:41

Legge su commercio delle armi, il governo cancella trasparenza e controlli del Parlamento

L’attuale governo, nel clima di malsana euforia creato dal boom di affari per produttori e trafficanti di armi, ha pensato bene di affossare i principi di trasparenza introdotti nel 1990 (Legge n.185) per il commercio degli armamenti. Legge che aveva già derogato al principio costituzionale posto dall’articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.” Luci e ombre della legge sono già state analiticamente esaminate (v. articolo pubblicato sul sito di MC Editrice - http://www.mceditrice.it/it/articoli/47-articoli/382-finche-ce-guerra-la-legge-sullexport-delle-armi). Ma con l’attuale modifica ci si propone di scardinare anche alcuni principi di trasparenza e democrazia introdotti nel 1990. E ciò nel generale silenzio degli organi di informazione.

Del resto, assumendo un profilo molto “basso”, nella relazione allegata al Disegno di legge di modifica, presentato al Senato (n.855 della XIX legislatura), si dichiara che il DDL “apporta alcuni aggiornamenti alla disciplina” della Legge 185/90 “al fine di rendere la normativa nazionale più rispondente alle sfide derivanti dall’evoluzione del contesto internazionale”: in realtà, leggendo tra le righe, l’obiettivo è semplificare il traffico di armi, occultandolo all’opinione pubblica e rendendolo funzionale all’attuale clima di guerra. Che questo sia il reale intento perseguito è, poi, reso evidente dall’analisi del testo normativo e dagli effetti che produrrebbe ove fosse approvato e trasformato in legge.

1)                 Potere insindacabile del Governo su export di armi

Il 17 aprile 2023 il Governo Meloni aveva già cancellato il provvedimento del gennaio 2021, con cui il secondo Governo Conte dispose la revoca delle autorizzazioni all’esportazione di missili e bombe verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti (coinvolti nella guerra in corso nello Yemen).  Per evitare che il “pericoloso” precedente della revoca delle autorizzazioni non abbia più a ripetersi, viene ora previsto che, in presenza di un divieto di esportazione di armi posto/proposto dall'Unità per le Autorizzazioni dei Materiali d'Armamento (UAMA), il Comitato Interministeriale per gli Scambi di Materiali di Armamento per la Difesa (CISD, presieduto dal Presidente del Consiglio), può insindacabilmente rigettare il divieto, purché eserciti tale facoltà entro quindici giorni. Il veto governativo (perché si tratta di un vero e proprio “potere di veto”) prevale su quanto proposto dalla UAMA, senza che vi sia la necessità di informare e/o sentire il Parlamento. Il tutto, quindi, avviene al di fuori di ogni trasparenza e tenendo completamente all’oscuro l’opinione pubblica.

 

2)                 Colpo di spugna su trasparenza e controlli del Parlamento

Fino a oggi la trasparenza e il controllo democratico sul commercio e il transito di armi è incentrato sulla relazione che il Governo deve presentare al Parlamento entro il 31 marzo di ogni anno.

L’articolo 5 della L. 185 prevede che la relazione contenga “indicazioni analitiche - per tipi, quantità e valori monetari - degli oggetti concernenti le operazioni”; deve, inoltre, essere riportata  la lista dei paesi indicati nelle autorizzazioni definitive”, oltre all'elenco delle “revoche delle autorizzazioni stesse per violazione della clausola di destinazione finale e dei divieti”.

Un emendamento proposto da tre senatori del Partito Democratico escluderebbe le “ indicazioni analitiche, richiedendo soltanto la lista dei paesi di destinazione con l’ammontare degli importi suddivisi per tipologia di equipaggiamenti, le imprese autorizzate e l’elenco degli accordi da Stato a Stato. La semplificazione, che renderebbe più facilmente comprensibile la relazione, è però ritenuta pericolosa da associazioni e ONG impegnate per la pace, in quanto potrebbe rendere difficoltoso ricostruire gli effettivi traffici di armi.

 

3)                 Le banche etiche vanno bandite

La Rivista Italiana Difesa del 3 luglio 2023, riportando gli interventi succedutisi all’Assemblea Generale dell’AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), tenutasi a Roma, oltre alla “indicazione molto chiara circa la necessità di aggiornare la Legge 185 che regola l’export militare italiano”, indicava anche l’altro tema, a suo giudizio, importante: la necessità di superare la questione delle banche etiche. Nella stessa assemblea, infatti, il Ministro Crosetto manifestava tutta la propria insofferenza verso anacronistici scrupoli morali: “perché una banca non dovrebbe supportare un'operazione che è legale?”. Evidentemente sfugge al Ministro la distinzione tra legge ed etica, con il semplice corollario che non tutto quello che è legalmente consentito è anche conforme all’etica. Le banche, del resto, rispetto ai finanziamenti alla produzione e/o all’esportazione di armamenti, si fanno portatrici di esigenze etiche dei propri clienti, risparmiatori o investitori. Per risolvere il problema nel senso voluto da costruttori e trafficanti di armi è stato proposto dalla stessa relatrice del DDL, Stefania Craxi (FdI), un emendamento radicale: il “capitolo sull’attività degli istituti di credito operanti nel territorio italiano concernente le operazioni disciplinate dalla presente legge (L. 185/1990 – ndr)” che fino ad oggi deve essere inserito   nella relazione annuale del Governo al Parlamento, viene cancellato con l’abrogazione del comma 4 dell’articolo 27. In sostanza non sarà possibile conoscere quali banche speculano sulle armi e sulle guerre.

 

4)                 Cancellata ogni ipotesi di conversione dell’industria militare in civile

Il DDL prevede l’abrogazione dell’intero articolo 8, che affida all’Ufficio, costituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, un compito particolarmente importante e delicato: studiare la conversione a scopi civili delle aziende di produzione di armamenti. In particolare, l’Ufficio deve individuare la possibile “utilizzazione per usi non militari di materiali derivati da quelli di cui all'articolo 2, ai fini di tutela dell'ambiente, protezione civile, sanità, agricoltura, scientifici e di ricerca, energetici, nonché di altre applicazioni nel campo civile”. Gli stessi senatori del PD sopra ricordati hanno proposto un emendamento per mantenere in vita l’articolo 8, ma date le maggioranze precostituite in Parlamento, le probabilità di successo appaiono scarse.

Il deciso orientamento governativo di cancellare la riconversione delle industrie belliche dal testo della legge manifesta in modo palese che gli intenti di questo Governo sono ben lontani da qualunque orizzonte di pace e che l’unica prospettiva considerata è quella di sostenere e far crescere in ogni modo la proliferazione delle armi e i profitti relativi.

 

 

5)                 Che fare? Il caso dell’Olanda

Oxfam Novib, PAX e Rights Forum, associazioni impegnate per la pace, hanno ottenuto un’importante sentenza*: in sede di appello (in primo grado il Tribunale aveva rigettato il ricorso) la Corte olandese, in data 12 febbraio 2024, ha deciso che i Paesi Bassi devono fermare entro sette giorni l’esportazione di parti di aerei da caccia F35 verso Israele, a causa degli evidenti rischi di gravi violazioni del diritto umanitario internazionale. La Corte, sulla base dei rapporti di Amnesty e dell'ONU, ha concluso che gli obiettivi civili a Gaza vengono colpiti in modo sproporzionato, causando numerose vittime civili, tra cui molti bambini.

E’ per ora la prima pronuncia giurisdizionale sul traffico di armamenti o di parti di armamenti, ma l’esempio dovrebbe essere seguito dagli altri paesi, quanto meno da quelli europei, come l’Italia,  tenuti al rispetto di normative analoghe, che vietano l’esportazione in violazione dei diritti umani. Se pensiamo alle bombe e ai missili costruiti in Sardegna e utilizzati in Yemen, oppure ai cannoni prodotti dalla OTO Melara che colpiscono Gaza, abbiamo evidentemente molto da fare anche in “casa nostra”.

*la sentenza olandese:

https://linkeddata.overheid.nl/front/portal/document-viewer?ext-id=ECLI:NL:GHDHA:2024:191
Last Updated on Sunday, 18 February 2024 18:58
 
La giornata mondiale dell’acqua e il dissesto idrogeologico del territorio italiano PDF Print E-mail
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Sunday, 28 May 2023 19:04

La giornata mondiale dell’acqua e il dissesto idrogeologico del territorio italiano

di Marco Manunta, articolo pubblicato su Questione Giustizia del 12 aprile 2023

https://www.questionegiustizia.it/articolo/giornata-acqua-dissesto

 

Sommario

1.                Acqua e dissesto idrogeologico dimenticato

2.                La difesa del suolo e delle acque: sistema normativo e amministrativo di controllo e intervento

3.                Gli stanziamenti ordinari e del PNRR: l’insufficienza

4.                Le risorse mancano davvero?

5.                Gli stanziamenti per gli aiuti alle famiglie e alle imprese per il caro-energia

6.                Le spese in armamenti

7.                I costi pagati agli speculatori della pandemia

8.                Il ponte sullo Stretto di Messina

9.                Le spese per le Olimpiadi invernali di Milano-Cortina e i contributi per lo sci in Lombardia

10.            Ristabilire l’ordine delle priorità

 

 

Last Updated on Monday, 06 May 2024 19:13
 
Finché c’è guerra… La legge sull’export delle armi PDF Print E-mail
Written by MC Editrice   
Monday, 20 February 2023 12:46

Finché c’è guerra… La legge sull’export delle armi

 

La guerra è la fiera campionaria delle multinazionali

Ilaria Alpi

 

Ucraina, Siria, Yemen, Libia, Iraq, Palestina, Etiopia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Kurdistan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centrafricana, Camerun, Burkina Faso, Sahel, Mali, Costa d’Avorio, Niger, Nigeria, Mozambico, Sahara Occidentale, Afghanistan, Colombia... Come ripete Papa Francesco, come ricordano gli organizzatori della Marcia Perugia-Assisi, la guerra è dappertutto e la facciamo anche contro i poveri, il clima, le donne, i rifugiati...

Non è vero che non possiamo fare niente di diverso da quello che stiamo facendo.

Non è vero che non ci sono alternative alla guerra.

Non è vero che non c’è spazio per il negoziato politico.

Innanzitutto, ci dice Tenzin Palmo, una delle più importanti insegnanti buddhiste occidentali, in una recente intervista, occorre avere chiaro che “i politici, i militari, i produttori di armi e le altre aziende implicate guadagnano immense fortune ogni volta che scoppia una guerra; si arricchiscono enormemente grazie alla morte e alla devastazione causate da ciò che commerciano.  Ma a loro non importa: più morti ci sono, più si conferma l’efficacia delle loro armi e più ne venderanno. Distorcono la verità a loro beneficio, fanno circolare menzogne, come sempre succede. Non dobbiamo credere alla propaganda, anzi, teniamo il cuore aperto!”

E allora chiediamoci, con gli organizzatori della Perugia-Assisi: quali altre armi siamo disponibili a inviare? Per quanto tempo ancora? Quale strategia politica e militare sta guidando i nostri invii di armi? Le armi che inviamo, infatti, non bastano mai. Siamo arrivati ai carri armati, ma gli ucraini già chiedono i cacciabombardieri, i missili a lungo raggio...

Dal 1990 c’è una legge in Italia, la n.185, che vieta l’esportazione di armi verso i Paesi in stato di conflitto armato, richiamando l’art.11 della nostra Costituzione che afferma che l’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ma questo non basta.

I limiti della legge che vieta l’export di armi

La legge 185 è un testo normativo importante, che pone principi e obiettivi in linea con il dettato costituzionale e chi aspira alla pace si trova in sintonia con alcuni punti fermi previsti, tra questi il divieto di esportazione di armi verso paesi in guerra.

 

Come si concilia con questo divieto l’invio di armamenti, in particolare, ai Paesi del Golfo, Arabia Saudita e Emirati Arabi (armi usate contro lo Yemen), e poi all’Ucraina? Il Governo Draghi prima e il Governo Meloni, poi, hanno deliberato generosi invii. Come è stato possibile? Chi decide sulla questione?

Chi aspira alla pace si trova in sintonia con i punti fermi della legge:

-        esportazione, importazione e transito degli armamenti devono essere in linea con la politica estera e di difesa dell’Italia (articolo 1) e, comunque, in sintonia con il principio enunciato dall’art.11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”;

-        tutte le operazioni che riguardano gli armamenti, compreso anche il semplice transito sul territorio nazionale o la cessione delle licenze di produzione, sono soggette ad autorizzazione e a controlli da parte dello Stato (articolo 1.2);

-        il Governo deve assumere “misure idonee ad assecondare la graduale differenziazione produttiva e la conversione a fini civili delle industrie nel settore della difesa” (articolo 1.3);

-        sono inderogabilmente vietate la fabbricazione, l'importazione, l'esportazione ed il transito di armi biologiche, chimiche e nucleari, nonché la ricerca preordinata alla loro produzione o la cessione della relativa tecnologia (articolo 1.7).

La legge pone anche altri importanti limiti al traffico di armi. In particolare l’articolo 1.6 A) vieta l’esportazione e il transito di materiali di armamento “verso i paesi in stato di conflitto armato”.

Sulla conversione a fini civili ricordiamo, però, che nei primi anni ‘90 e nonostante la L. 185 fosse già in vigore, in Italia la produzione di mine antiuomo, che uccidevano o mutilavano le persone, fu fermata non dal governo, ma dalle stesse operaie impiegate nella Valsella Meccanotecnica di Castenedolo (Bs): dopo aver ascoltato i racconti di Gino Strada sui terribili effetti causati dagli ordigni, le 300 operaie addette si rifiutarono di proseguire nella produzione. La vicenda è riassunta in un articolo del Manifesto, firmato da Dino Greco e pubblicato il 15 agosto 2021 (https://ilmanifesto.it/un-pugno-di-operaie-di-un-piccolo-paese-fermo-le-mine).

Anche grazie a questa coraggiosa mobilitazione, una legge ha finalmente formalizzato il divieto di fabbricazione di mine antiuomo in Italia.

La storia delle perverse tecnologie militari ci ricorda che oltre 35000 persone in Cambogia sono morte o hanno subito gravi mutilazioni a causa delle mine antiuomo e che la strage si è protratta per molti anni dopo la fine della Seconda Guerra d'Indocina (combattuta negli anni dal 1946 al 1954 fra l'esercito coloniale francese e il movimento Viet Minh, guidato da Ho Chi Minh). Molte altre vittime, in numero imprecisato, ma sempre per gli stessi ordigni, sono state causate anche in Mozambico, Afghanistan, Angola, Cecenia, Kurdistan iracheno ed ex-Iugoslavia.

Quanto al divieto assoluto di ogni traffico e transito di armi nucleari (oltre a quelle biologiche e chimiche) ricordiamo tristemente che il nostro territorio nazionale “ospita” ordigni di tal genere nelle basi militari degli Stati Uniti: oltre a trasformare i luoghi in obiettivi militari designati, la presenza di armi nucleari è in palese e inammissibile contrasto con il divieto che l’Italia ha legislativamente posto: evidentemente siamo un paese in parte “suddito”.

Altro punto spinoso è quello dell’esportazione di armi verso paesi in guerra.

Anche qui la legge 185 ha posto un divieto, assolutamente conforme al dettato costituzionale dell’articolo 11: se l’Italia ripudia la guerra come metodo di risoluzione di controversie internazionali non può certo alimentare la guerra sia pure tra Stati terzi. Ma come sappiamo il Governo Draghi senza esitazione ha approvato l’invio di armi a sostegno dell’Ucraina e il Governo Meloni si è posto in perfetta continuità.

In effetti, la legge 185, pur vietando di rifornire di armi i paesi belligeranti (senza distinzione tra aggressori e aggrediti) prevede, però, deroghe sia in caso di “obblighi internazionali dell’Italia” (come nel caso di interventi, autorizzati dall’ONU, a fini di interposizione fra belligeranti), sia in caso di “diverse deliberazioni del Consiglio dei Ministri, da adottare previo parere delle Camere”. E’ quest’ultimo il caso relativo alla guerra russo-ucraina.

Certo la legge prevede la deroga al divieto, ma pone una condizione di pubblicità e trasparenza, richiedendo il parere preventivo del Parlamento con il conseguente dibattito pubblico. Come sappiamo entrambe le Camere si sono espresse a larga maggioranza in favore del sostegno armato a favore di uno dei belligeranti e i due governi successivi (Draghi e Meloni) hanno ricevuto il via libera.

Dal punto di vista strettamente giuridico appare tutto regolare. Rimane, però, insuperato il nodo del contrasto netto fra l’opinione pubblica italiana, in misura preponderante contraria all’invio di armi, e i suoi rappresentanti in Parlamento.

Nei rapporti con altri Stati e in altre occasioni i nostri governi, salvo lodevoli eccezioni, si sono mossi disinvoltamente rispetto ad altri divieti posti dalla legge 185. In particolare, rispetto alle esportazioni verso paesi i cui governi erano e sono responsabili di accertate violazioni dei diritti umani (articolo 1.6 D) e rispetto all’ulteriore divieto di esportazione, che scatta “quando manchino adeguate garanzie sulla definitiva destinazione dei materiali”. Il secondo Governo Conte aveva disposto in proposito il blocco delle esportazioni verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti delle bombe prodotte a Domusnovas, nel Sud Sardegna, dalla RWM (controllata dalla tedesca Rheinmetall), ma nel luglio 2021, con il sostanziale beneplacito del Governo Draghi, l’Unità per le autorizzazioni dei materiali di armamento (UAMA) ha rimosso la clausola che condizionava l’esportazione verso i due paesi del Golfo alla presenza di un end-user certificate, cioè della garanzia di un impegno di tali paesi a non usare gli ordigni acquistati dall’Italia nel conflitto in Yemen. Infatti, negli anni precedenti, parti di bombe esplose in territorio yemenita avevano rivelato inequivocabilmente la provenienza e la fabbricazione da parte della RWM. Inutile ricordare le violazioni dei diritti umani ascrivibili ai due paesi in questione e i bombardamenti compiuti in danno dei civili dello Yemen nella lunga guerra, ricordata solo da Papa Francesco e da pochi altri e che insanguina quel paese dal 2015: il rapporto dell’Onu, pubblicato nel novembre 2021, indicava in 377mila le vittime, per il 60 per cento dovute agli effetti indiretti del conflitto (scarsità di acqua e cibo), e in circa 150mila gli yemeniti morti negli scontri armati e nei bombardamenti aerei. L’Undp, l’Agenzia per lo sviluppo dell’Onu, ha denunciato che nel 2021 ogni 9 minuti è morto un bambino di meno di 5 anni.

 

Impedire l’irreparabile

“Centinaia di migliaia di persone innocenti muoiono, e perché?”, continua Tenzin Palmo, “A causa di un ordine dei politici e della motivazione economica che li spinge. È tutto qui, non ha niente a che fare con “chi ha ragione” o “chi ha torto”, è solo una questione di potere e di denaro” (vedi intervista pubblicata in Otto dialoghi per il tempo presente).

E le motivazioni economiche, anche nel caso dell’Ucraina, sono evidenti. Oltre alle grandi ricchezze del sottosuolo, questa regione possiede una enorme quantità di terra coltivabile (si parla del 7% del totale mondiale) che è stata privatizzata dal governo Zelensky e svenduta alle multinazionali, soprattutto statunitensi. Il settore agricolo del Paese, infatti, è ormai quasi interamente nelle mani di multinazionali americane e occidentali – quali Monsanto, Cargill e Du Pont – (vedi documento “The corporate takeover of ukraine agriculture”, redatto dall’Oakland Institute). Nel gennaio scorso a Davos, Zelensky ha firmato un accordo per la ricostruzione postbellica con Black Rock, la più grande società di investimenti del mondo: il piano prevede che in cambio dei prestiti, Kiev provveda tra l’altro alla privatizzazione di buona parte del sistema industriale pubblico del Paese. Il popolo ucraino è così doppiamente vittima, massacrato dalla guerra e, sempre a causa della guerra, derubato dei suoi beni comuni oltre che dei suoi diritti civili e sindacali.

La guerra è la condizione per l’arricchimento dei potenti e la conseguente rovina di tutti gli altri e del pianeta. Non possiamo far finta di non saperlo.  Come non ricordare quel lungimirante film di Alberto Sordi del 1974, “Finché c’è guerra c’è speranza”? Riprendiamo l’appello del fisico Marco Revelli: “Che mille voci diverse, insieme, facciano sentire il loro no alla logica del “noi” contro “loro”, alla demonizzazione di ogni nemico, alla propaganda di guerra in cui siano immersi. Siamo in guerra con la Russia, stiamo andando alla guerra con la Cina, perché la leadership dell’Occidente pretende di dominare il mondo. Fermiamo questa follia”.

 

 

Otto dialoghi per il tempo presente

Pace per vivere Sei cigni per Simone Weil

 

Last Updated on Monday, 20 February 2023 14:49
 

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